La credenza che i fiori possano nascere dalle lacrime o dal sangue umano è assai estesa in certe regioni delle Alpi, ed è ancora una poetica memoria del passato rimasta fra i montanari. Fra le tante leggende medioevali che somigliano in parte a certi tristi racconti che ci vennero lasciati dai poeti greci e latini, se ne trova una la quale narra della stella alpina edelweiss.
Certo non è lieta la leggenda dell’edelweiss come veniva narrata nelle veglie invernali, la quale racconta che sopra una vetta altissima delle Alpi, vicino alle nevi perenni siede la Dama Bianca o Regina delle Nevi, splendida come una dea ma circondata da feroci folletti armati con lance di cristallo. Se un alpinista imprudente o un cacciatore di camosci vuole avvicinarsi alla Regina delle Nevi attratto dalla sua sfavillante bellezza, essa lo guarda e gli sorride. Come affascinato egli sale, sale sempre, non curandosi dei pericoli, ed essendo acceso di fervido amore altro non vede, non ammira che il bel volto candido della Regina e la sua corona di gemme scintillanti; ma i folletti come spiriti gelosi lo assalgono con impeto, e l’infelice precipita fra i crepacci della neve e del ghiaccio. Mentre egli sparisce la Dama bianca piange e le sue lacrime scorrono sulla superficie dei ghiacciai , scendono fra le rupi e formano le stelle argentee degli edelweiss.
Secondo un’altra leggenda svizzera, Edelweiss, una fanciulla delle Alpi con animo molto nobile e puro, non riusciva a trovare un amato degno di lei, rimanendo sola. Alla sua morte, le fate della montagna la deposero sulle cime innevate, trasformandola in stella alpina.
Un’altra leggenda, vuole che la stella alpina sia un fiocco di lana del Paradiso che la Madonna, addormentandosi mentre filava, fece cadere un giorno sulla Terra. Chi ritrovò questo fiocco, che nel frattempo si era trasformato in un fiore, lo chiamò edelweiss, che significa “nobile candore”.
Il fascino di questo fiore a forma di stella e la sua rarità, oltre alla sua capacità di conservarsi a lungo, ne hanno fatto una specie di portafortuna.
Una filastrocca di autore a me ignoto racconta l’origine del fiore simbolo delle Alpi, differenziandosi dalle più conosciute leggende:
Giunse in cima a una montagna – un fanciullo sognatore – che voleva al ciel rapire – d’una stella lo splendore. – Guardò in alto e la più bella – parve essergli vicina: – tese il braccio e la raccolse – con la mano piccolina. – Ma non resse al grave peso – del bell’astro serotino, – che precipitò dal monte – trascinando il fanciullino… – Arrestando la sua corsa – contro un masso desolato: – e ivi, morto, giacque a lungo – sol dal vento accarezzato. – Ma un bell’angelo del cielo – scese rapido la china: – pianse, e cadde sulla stella – una lacrima divina. – Dalla stella e da quel pianto – nacque il fior della montagna, – che risplende fra le nevi – e che il sangue ardente bagna.
Gianni Cordola