Il papavero selvatico (la basadòna ‘n piemontèis)

Il papavero selvatico (Rhoeas) o papavero dei campi o papavero comune è una pianta erbacea, largamente diffusa in Piemonte, cresce normalmente in campi e sui bordi di strade e ferrovie, ed è considerata una infestante dei cereali. Esso è anche conosciuto come “rosolaccio”, che significa proprio rosa dei campi per la forma del suo fiore o “basadòna” in lingua piemontese o “lou pavòout” in francoprovenzale.


È una pianta erbacea annuale, che cresce fino a 50 – 70 cm, con fusto diritto e setoloso, si può riconoscere facilmente perché quando il papavero è in fiore ha il suo inconfondibile colore rosso carminio e sarà fiorito nei mesi di maggio e giugno. È visitato dalle api per il suo polline di colore nero. Il frutto è una capsula che contiene molti semi piccoli, reniformi e reticolati. Petali e semi possiedono leggere proprietà sedative: il papavero comune è parente stretto del papavero da oppio, dall’effetto narcotico. Il selvatico si trova comunemente nei campi tra le spighe di grano ancora incolte.

Campo con papaveri selvatici

Curiosità

Il nome piemontese “basadòna” deriva dalla forma dei suoi petali di grandi dimensioni che ricordano proprio le labbra in un bacio femminile. Del resto, la parola piemontese làver” è traducibile sia come labbra, sia come petalo. Altri sinonimi del papavero in lingua piemontese, a seconda della zona, sono: madòna, dòna, madonin-a, rosèla, papàver, coclicò e ponsò.

La parola “basadòna” viene menzionata più volte nell’apprezzata commedia in due atti “Tant o l’é fòl” di Oscar Barile dove, un bizzarro personaggio di cui si parla sovente ma che non comparirà mai in scena, è soprannominato “Tino dla basadòna”, Tino del papavero. Claude Monet il maestro impressionista dipinse più volte questi fiori nei suoi quadri . T.G. Pons, nella Vita montanara e folklore nelle Valli Valdesi, riporta che il papavero selvatico è noto come donna. Nel mondo anglosassone Papaver rhoeas è tradizionalmente dedicata alla memoria delle vittime sui campi di battaglia della prima e seconda guerra mondiale. In Regno Unito, durante il Remembrance Day, è diffusa la tradizione di appuntare un papavero rosso all’occhiello. Al simbolo del papavero rosso è legata la locuzione “alto papavero”, che sta ad indicare una personalità altolocata o di potere.

Principi attivi del papavero selvatico

La maggior parte sono contenuti nel fiore: pigmenti contenenti antocianine (responsabili della colorazione rosso carminio dei petali), mecocianina e cianidolo, mucillagine tracce di alcaloidi cristallini, roeadina, reagenina e rearubina.

Parti utilizzate

Le porzioni maggiormente utilizzate sono i petali dei fiori, freschi o essiccati e i semi, a volte sono impiegate anche le capsule svuotate dei semi. L’olio estratto dai semi è usato principalmente a scopo alimentare.

La basadòna

Raccolta e conservazione

Raccogliere i petali dei fiori a massima fioritura, e i semi quando la capsula è matura. Essiccare i petali al buio, conservarli in recipienti chiusi al riparo dalla luce, dall’umidità e dall’aria. Essiccare le capsule e scuoterle per estrarre i semi, conservarli al riparo dall’umidità in un luogo fresco e asciutto.

Proprietà

Il Papavero svolge un’azione sedativa, calmante, antispasmodica, emolliente e favorisce la sudorazione in caso di stati febbrili. È efficace nelle coliche, negli stati ansiosi, nelle tonsilliti, nelle bronchiti e in particolare nella tosse nervosa. È inoltre un blando sonnifero.

Nella tradizione popolare alpina, l’uomo ha sempre utilizzato le piante e i loro derivati come alimento, medicina, come elemento decorativo o altro, specchio di un mondo mentale che nasce dall’esperienza diretta della natura.

Alcune preparazioni del papavero tramandate dai nostri nonni

• Decotto: portare a ebollizione un litro di acqua, aggiungere 5 g circa di petali di papavero essiccati, lasciar bollire per dieci minuti, togliere dal fuoco e lasciare raffreddare, quindi filtrare e conservare in una bottiglia di vetro scuro.

• Infuso di petali: sminuzzare in un mortaio un cucchiaino di petali di papavero essiccati, metterli in infusione in una tazzina di acqua bollente per alcuni minuti circa.

• Infuso di capsule: prendere 8-10 capsule circa di papavero essiccate, versarvi sopra un litro di acqua bollente e lasciare in infusione da un quarto d’ora a mezz’ora circa.

• Sciroppo: macerare in mezzo litro di acqua calda cinque cucchiai di petali di papavero essiccati e finemente sminuzzati per dieci minuti circa. Colare e aggiungere poco alla volta, sciogliendo a caldo ma senza bollire 800 g di zucchero circa. Versare e conservare in bottigliette di vetro scuro.

Salute

I rimedi qui descritti, non vogliono essere né una guida né un ricettario, vogliono solo ricordare come le tradizioni popolari in tutte le occasioni riescono ad esprimere, con o senza ragione, la loro saggezza.

• Ansia, eccitazione nervosa, tosse nervosa e insonnia grave: per gli adulti da tre a cinque cucchiai di sciroppo al giorno.

• Bronchiti, tosse, tonsilliti: assumere due o tre tazze di decotto al giorno, oppure bere lo sciroppo tre volte durante la giornata dopo i pasti principali.

• Coliche: assumere all’occorrenza una tazza di decotto di petali di papavero una volta al giorno prima dei pasti principali, se le coliche persistono consultare il medico.

• Lieve insonnia, stati di nervosismo e tossi notturne: assumere l’infuso di petali di papavero prima di coricarsi alla sera.

In cucina

Le parti del papavero che trovano maggiore impiego in cucina sono i piccoli semi neri dal sapore di noce, delicato e speziato, i semi sono ampiamente utilizzati per aromatizzare pane, biscotti e torte, in particolare si ricorda che in alcuni paesi si preparano squisiti dolci con ripieno di semi di papavero. Inoltre dalla prima spremitura a freddo dei semi si ottiene un olio commestibile.

Gianni Cordola