Nel mese di luglio dell’anno 1969 voraci bruchi invasero i terreni a monte della borgata Arronco di Condove distruggendo tutta la vegetazione che incontravano sul loro cammino.
Erano larve di farfalla notturna (Lymantria dispar) un lepidottero defogliatore i cui bruchi si nutrono su un gran numero di piante latifoglie: la roverella, le querce, il castagno, i carpini, il faggio, l’acero, i pioppi, le piante da frutto, il larice ed anche le piante erbacee. Compie una sola generazione l’anno e sverna allo stato di uovo. Le infestazioni si ripetono ciclicamente spesso favorite dal clima caldo e asciutto. Quando l’attacco è massiccio la defogliazione può essere totale, con gravi danni soprattutto per le specie coltivate.
Queste larve stavano già trasformandosi in crisalidi, nascondendosi sotto i massi o in apposite buche del terreno, diventando poi farfalle e depositando migliaia e migliaia di uova che l’anno dopo si sarebbero schiuse causando, una seconda invasione.
Tutto cominciò ai primi di luglio, quando Adelaide Listello abitante ad Arronco, salì sulla montagna, a qualche centinaio di metri sopra la sua abitazione e vide parecchie piante di salvia completamente spoglie e diventate secche, come se fossero state bruciate. Sugli steli c’erano centinaia di bruchi. Moltissimi altri erano sparsi sul terreno. La Listello diede l’allarme ma prima che si potesse individuare le cause del fenomeno e preparare i mezzi di difesa, la piccola armata ha potuto moltiplicarsi. Milioni di bestiole alla velocità di una cinquantina di metri al giorno avanzavano, su un fronte di 200-250 metri verso Condove, divorando tutto quello che incontravano. Lo spettacolo che presentava la montagna era davvero impressionante: tutto il tratto preso d’assalto dagli insetti sembrava bruciato. Alcuni castagni erano morti con le foglie e la corteccia mangiate dalle larve.
La situazione era grave perché i bruchi stanno avvicinandosi alle zone coltivate. Mario Listello, un agricoltore che abitava in una casa prossima alla zona infetta diceva di aver tentato di tutto, ma sembrava impossibile fermarli. Veleni, acidi, fumo non servivano a nulla. Erano già arrivati nella sua vigna, nell’orto e ne avevano anche trovati in casa. Chi ha visto i bruchi mentre stavano attraversando la strada che da Pralesio porta a Laietto descriveva un fronte di 200 metri dove l’asfalto era letteralmente coperto da decine di migliaia di animaletti, alcuni dei quali lunghi sette otto centimetri.
Nel pomeriggio del 15 luglio le guardie forestali irrorarono la zona assediata con dose raddoppiata di un potente insetticida. Muoiono mosche, grilli e lucertoloni, ma le larve escono indenni. Mentre si studiano nuovi sistemi di difesa, la colonna dei bruchi continua ad avanzare: più temibili delle cavallette, si lasciano alle spalle un terreno distrutto, privo di erba. Giungono sulla strada e l’attraversano sotto lo sguardo preoccupato dei contadini, che ne uccidono a centinaia con i bastoni, mentre le auto ne schiacciano migliaia sotto le ruote. Nonostante questa decimazione, i bruchi raggiungono i campi coltivati e puntano direttamente verso le case.
Per il timore di vedere gli invasori superare la barriera velenosa e minacciare l’abitato di Condove, il Sindaco A. Suppo chiese alla Prefettura l’intervento di alcuni reparti del genio militare muniti di lanciafiamme.
Un reparto militare arrivò da Torino: con i lanciafiamme, i soldati in tuta mimetica ed elmetto avanzarono nella zona infetta facendo piazza pulita delle voraci larve. Due ettari di terra bruciata, e un nauseabondo odore di bruciato è tutto ciò che restò dell’esercito di milioni di bruchi che minacciavano Condove. L’impiego dei soldati con i lanciafiamme suscitò qualche polemica: alcuni erano convinti che si era esagerato, altri sostenevano che questo era l’unico mezzo per liberarsi dai bruchi che ormai assediavano le case.
Ma la battaglia non era ancora vinta, verso fine mese i bruchi ritornano all’attacco. Riapparvero su una larga fascia di bosco avanzando verso la borgata di Pralesio Superiore. In paese gli abitanti allarmati avvertirono il Comune che decine di migliaia di bruchi stavano nuovamente dirigendosi verso alcuni vigneti. Il Sindaco dopo aver controllato la zona, giudicò la situazione nuovamente pericolosa e chiese aiuto all’amministrazione provinciale. Squadre di disinfestatori giunsero da Torino per irrorare una vasta zona di castagneti ormai semi divorata dai bruchi con il potentissimo arseniato di piombo e questa volta la guerra fu vinta.
Gianni Cordola