Avevo 9 anni quando negli anni cinquanta del secolo scorso venne a mancare la nonna materna Angela Versino di Pratobotrile (Condove) ed oggi vedendo la loro vecchia casa, luogo sacro di ricordi e calore, compio un nuovo passo nel viaggio del tempo.
La casa è in vicinanza della Cappella della borgata ed è rimasta come allora. Rivedo come in un sogno la cucina della nonna ampia, luminosa, aerata. Sulla parete un grande camino rallegra, con la sua fiamma, le lunghe sere d’inverno. Intorno ad esso una batteria di pentole di rame è appesa al muro con chiodi e ganci. Al centro della stanza un grande tavolo di legno serve come piano di lavoro e come tavola da pranzo. Qualche sedia impagliata, sgabelli e una panca sono disposte tutte intorno. Una madia per il pane e altri cibi e una finestra per dare luce all’ambiente.
La nonna era una donna semplice, buona, non giudicava mai nessuno e teneva unita tutta la famiglia. Indossava quasi sempre un grembiule con ampie tasche di colore scuro. Questo abito, era semplice, ma speciale: un pezzo di stoffa nera spesso macchiato di qualche condimento. Il ricordo del grembiule di nonna mi fa percepire lo stormire del vento tra i boschi della montagna, la voce della natura, il canto della vita. Le macchie, che coloravano questa sopravveste, facevano ricordare le fatiche ed i periodi di lavoro. C’erano, infatti, spennellati con toni scuri anche i terribili momenti di guerra e di povertà che hanno reso difficili gli inizi della loro lunga vita, ma che rappresentano le tappe più importanti dell’esistenza di ogni individuo.
In tempi antichi, ma non troppo, il grembiule aveva diversi compiti, il principale scopo era di proteggere i vestiti sottostanti in maniera che non siano raggiunti dalle macchie tipiche della cucina, come ad esempio quelle di olio o sugo. In cucina, il grembiule aveva anche il compito di fungere da presina e proteggere le mani dalle scottature mentre si prendevano pentole e paioli roventi dal camino e di asciugarle quando erano bagnate. Altro compito era quello di avvisare il nonno che il pranzo era pronto, infatti in quel momento la nonna lo agitava e questo gesto bastava a far accomodare il nonno a tavola.
Accessorio fortemente attribuito alla vita di montagna e contadina, il grembiule era utile anche per trasportare le uova dal pollaio, le patate dal campo alla cucina, la legna, gli ortaggi e molto altro ancora. Oggi questa usanza si sta pian piano perdendo e il caro e vecchio grembiule, simbolo universale della dolce nonna ai fornelli, ha lasciato il posto a canovacci e presine varie.
Il grembiule è un oggetto che già dagli inizi del Novecento ha fatto la sua comparsa appeso al collo delle donne al lavoro nei campi o in casa. Ricopriva l’intero corpo arrivando fino a sotto le ginocchia, poi con il passare degli anni ha subito una progressiva evoluzione in cui lentamente si è accorciato, tanto che ora, alcune versioni cosiddette “da bar” hanno l’aspetto di una vera e propria minigonna, senza la parte superiore.
Il caro e vecchio grembiule della nonna rimane comunque un pezzo di storia insostituibile e tutti coloro che in vecchia data sono stati bambini, si emozioneranno sicuramente al ricordo di un accessorio molto amato dalle proprie mamme e nonne.
I materiali di realizzazione erano diversi e così anche le fantasia, in ogni caso era un prodotto molto resistente che rispondeva perfettamente alle necessità descritte nei paragrafi precedenti. La tradizione del nostro paese era molto legata a questo oggetto e tutte le donne lo utilizzavano, basta ammirare le foto in bianco e nero, di queste ultime che lavorano a maglia, magari mentre i loro bambini giocano davanti casa.
Gianni Cordola