Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar! Era la canzone preferita dei nostri bisnonni di cento e più anni or sono che vivevano nelle borgate montane di Condove, Mocchie e Frassinere ed esprimeva in modo evidente e semplice il grande desiderio di una vita migliore, l’ansia di liberarsi da una condizione di miseria, dalla fame e da una vita dura e sacrificata, anche se vissuta nella semplicità di una società laboriosa, solidale e sostanzialmente buona ed onesta.
Questo occorre ricordare e ribadire soprattutto ora, all’inizio del secondo ventennio degli anni 2000, quando cominciano sempre più frequentemente a venire fuori gli allarmismi di facili e possibili scenari disastrosi, fantasticando di tempi ed avvenimenti da finimondo (guerre, pandemie, terremoti, ecc.).
Da un lato ci sono i pessimisti che moltiplicano le ansie degli ingenui raccattando le varie previsioni profuse di tempo in tempo, mentre dall’altra parte ci sono i nostalgici del tempo passato che vanno rimpiangendo la serenità dei bei tempi antichi mitizzandone la quiete ed il benessere: “Come si viveva felici ai tempi dei nonni”. Sarà poi vero?
Tempo addietro ho letto sul “Bollettino parrocchiale Valle del Gravio e Valle del Sessi” di gennaio 2012 una ricerca condotta da Francesco Pautasso sui registri parrocchiali dei defunti dal 1829 al 1939 a Laietto(°): dando uno sguardo complessivo, ho constatato quanto fosse difficile in quel periodo la salute e la stessa vita.
Nel 1830, la parrocchia di Laietto a cui facevano riferimento le borgate Pratobotrile, Coindo inferiore e superiore, Sigliodo inf. e sup., Camporossetto, Chiandone, Muni, Mianda, Brera, Breri, Cascina e Vagera, contava 511 abitanti poi aumentati sino a raggiungere i circa 900 nel 1904 e ancor più nel decennio successivo. Il libro dei defunti della parrocchia per il periodo che va dall’inizio della parrocchia, il 5 giugno 1829 al 31 dicembre 1939 contiene 1690 atti di morte (820 femmine e 870 maschi). Dei 1690 atti di morte, quasi la metà cioè 813 atti riguardano bambini sotto i sei anni di vita. Di questi 303 vissero alcuni giorni, 271 alcuni mesi e 239 tra uno e sei anni. Considerando le 877 persone decedute ad un’età maggiore di cinque anni, l’aspettativa media di vita per i 422 maschi è di 56 anni, mentre per le 455 femmine è di 51 anni. Nel 1918 dal 7 novembre al 16 dicembre muoiono a Laietto 2 bambini e 12 adulti per l’epidemia influenzale “Spagnola”. Diverse donne nel periodo considerato muoiono a causa del parto.
Altro che tempi da rimpiangere. I focolari dei bisnonni erano perennemente tormentati dalla fame e insidiati dall’arretratezza igienica, dall’assoluta mancanza di specifiche medicine, alla mercé di malattie che dilagavano e non concedevano scampo e che falciavano i bambini con le malattie infantili e la difterite, distruggevano i giovani con la tubercolosi, sterminavano gli adulti con la polmonite per la quale non c’era altro rimedio che le terapie con sanguisughe. Se poi vogliamo guardare al Settecento ed al Seicento situazione ancora più disastrosa, aggravata da guerre e conseguenti carestie che esponevano la vita quotidiana a sofferenze ben superiori alla nostra immaginazione.
Basti pensare che come oggi siamo sconcertati dall’arrivo degli immigrati che ci giungono da tante parti del mondo, fuggendo disperati dai loro paesi, con lo stesso animo erano allora i nostri avi ad emigrare con tanta nostalgia, speranza e disperazione che si alternavano in fondo al cuore, in cerca della “America”.
Quindi dobbiamo avere un po’ più di fiducia nei nostri tempi attuali ed essere felici del benessere generale e delle molteplici possibilità e comodità della vita moderna, come pure della longevità che ci consente.
Non lamentiamoci troppo. Ancor meno perdiamo tempo a guastarci inutilmente la vita con le sciocche predizioni sul futuro, la vita ha già abbastanza guai senza che ne inventiamo altri.
(°) Laietto borgata montana dell’ex comune di Mocchie (ora Condove – TO)
Gianni Cordola (gennaio 2021)