Am mangio crua, sëcca, brusatà, broà e bujìa, chërso ‘n montagna e am ciamo castagna (Mi mangiano cruda, secca, arrostita, lessata e bollita, cresco in montagna e mi chiamo castagna).
Arriva l’autunno: le giornate grigie e questa breve filastrocca ripetuta spesso dalla mamma mi riporta agli anni cinquanta del secolo scorso, quando la raccolta delle castagne era un lavoro molto importante. Avevamo un piccolo castagneto al di sotto della borgata Coindo in prossimità delle case già disabitate di Chiandone. Partivamo al mattino presto da Condove papà mamma e figli su per la mulattiera. Già nei giorni precedenti il castagneto era stato ripulito da erbacce e falciato con cura. Gli alberi si trovavano su terreno in pendenza e per favorire la raccolta delle castagne si preparavano, in fondo al terreno, delle siepi con fascine di legna per permettere alle castagne cadute di raccogliersi e non rotolare troppo in basso, disperdendosi lungo i pendii o rotolando in proprietà altrui. La raccolta veniva fatta esclusivamente nel proprio terreno; nessuno osava raccogliere le castagne nella proprietà altrui, perché, colti sul fatto, si veniva allontanati con rimproveri e minacce o, addirittura, a sassate.
Arrivati sul posto tutti si mettevano al lavoro, l’aria era pungente, ma piena di profumi del bosco. Per me bambino era veramente bello raccogliere le castagne e vedere il cesto riempirsi di questi frutti. Il problema più difficile erano i ricci, che pungevano le mani e gli scivoloni nel ripido castagneto. Mamma per lavorare meglio indossava un grembiale con una grande tasca e man mano che era piena la svuotava nei sacchi di iuta, si stava curvi sulla schiena per ore.
Le castagne si raccoglievano verso i primi giorni di ottobre. Poi dopo i Santi, cioè dopo il primo novembre si raccoglieva con cura tutto. Per far cadere i ricci ancora attaccati ai rami si utilizzava una lunga e pesante pertica di legno con la quale mio padre batteva i rami. La raccolta dei ricci a terra era compito della mamma e noi bambini, si raccoglievano con delle pinze in legno di castagno per non doversi chinare ed evitare di pungersi. Per separare le castagne dai ricci si usava un martelletto in legno oppure un semplice bastone. Dopo la raccolta delle castagne, bisognava anche occuparsi della pulizia del sottobosco perché il castagneto era un tappeto di foglie e di ricci.
I ricci venivano ammucchiati e bruciati sul posto; qualcuno li portava negli orti e nei campi come concime. Poi rastrellavano le foglie con il rastrello e riempivano una coperta di canapa o di tela che caricata a spalle o sulla testa veniva portata nel fienile. Molti anni fa, nelle stalle, si faceva la lettiera di foglie, oppure con le foglie si facevano i materassi. Per conservarle a lungo le castagne venivano messe a seccare nel solaio oppure essiccate all’interno delle abitazioni, utilizzando lo stesso focolare che serviva per cucinare i cibi e scaldare la casa. Chi aveva un grande raccolto usufruiva del metato o seccatoio, un casotto in pietra nel castagneto, destinato all’essiccazione delle castagne che, accumulate su graticci, venivano sottoposte a moderato calore. Poi si mettevano in un sacco di iuta che veniva sbattuto contro uno scalino o un ceppo per aprire la buccia della castagna. Quando la buccia era rotta le castagne si mettevano in una specie di cesta che si scuoteva finché il frutto non si liberava completamente della sua pelle, che veniva fatta cadere a terra. Si stava assieme in quei giorni mangiando nei boschi un pezzo di pane e formaggio e un bicchiere di vino per gli adulti e se la stagione era buona si portava a casa qualche fungo raccolto lungo la strada del ritorno a casa.
Se il raccolto era abbondante le castagne più grandi venivano vendute, mentre le medie e le piccole si tenevano per utilizzarle nelle ricette dei mesi invernali a costituire una componente importate della alimentazione. Per riconoscere e scartare le castagne non buone basta metterle a bagno in acqua fredda per circa un’ora: quelle che verranno a galla saranno da scartare perché sicuramente non buone.
Niente veniva buttato: le castagne buone erano nutrimento per l’uomo diventando pane, polenta, castagnaccio, caldarroste, ecc. quelle guaste per gli animali, le scorze si usavano per alimentare il fuoco, le foglie come lettiera per il bestiame nelle stalle; i ricci marcendo sarebbero diventati concime per gli alberi. Il suo legname serviva a riscaldare i casolari e materia prima per costruire attrezzi di uso quotidiano.
Alcune ricette popolari tramandate dai nostri nonni
CALDARROSTE
Per avere delle castagne arrostite facili da sbucciare incidere la buccia con un piccolo taglio in orizzontale sulla parte bombata del frutto, per evitare che le castagne scoppino durante la cottura e lasciarle in ammollo in acqua a temperatura ambiente per un’oretta prima di metterle nell’apposita padella coi buchi. Appena pronte mettetele in un sacchetto di carta o avvolte in un panno: il caldo renderà più facile il distacco della pellicina.
CASTAGNE BOLLITE
Castagne cotte al forno o bollite, aiutano a combattere la stanchezza tipica d’inizio autunno perché ricche di magnesio e manganese.
FARINA DI CASTAGNE
Questa può essere utilizzata per la preparazione di torte, ciambelle, frittelle e pane. Il pane fatto con farina di castagne può essere un gradevole sostituto del pane integrale. Si lega bene con verdure e ortaggi. E’ invece sconsigliata l’associazione con frutta acida, proteine animali, zucchero e vino perché può scatenare fenomeni fermentativi.
CASTAGNE CRUDE
Durante il giorno qualche castagna cruda addensa la saliva e forma anticorpi per proteggere dai malanni stagionali, tonifica i muscoli, i nervi e le vene.
DECOTTO DI CASTAGNE
I decotti preparati con le foglie di castagna sono ottimi per effettuare i gargarismi in caso di infiammazione della bocca e della gola e rappresentano un ottimo rimedio per combattere la tosse. Per la preparazione del decotto di castagne si fanno bollire due cucchiai di foglie essiccate sminuzzate in mezzo litro di acqua per 5-6 minuti.
Si lascia raffreddare e si filtra. Il liquido così ottenuto va bevuto a piccoli sorsi.
RIMEDIO PER MACCHIE DELLA PELLE
Per schiarire le macchie della pelle far bollire le castagne e schiacciarle riducendole ad una purea alla quale si dovrà aggiungere del succo di limone; il composto così ottenuto va applicato sulle macchie e lasciato agire per una ventina di minuti.
Gianni Cordola