2 Dzèmber Santa Bibian-a
Ël temp ch’a fà a Santa Bibian-a a lo fa për quaranta dì e na sman-a
Tutti abbiamo fra i nostri antenati qualcuno che, in tempi più o meno lontani, ha impugnato la zappa per mantenere sé e la propria famiglia subendo i capricci del clima che influiva in maniera determinante sui prodotti dei campi, sulla loro qualità e quantità. Essi erano esperti nello scrutare i segni del tempo che verrà, originando detti e proverbi che oggi sembrano venati di umorismo, ma in realtà furono ispirati da situazioni ben più difficili e riguardavano tutte le stagione dell’anno. Anche l’autunno ha i suoi proverbi riferiti al clima e ne elenco alcuni:
- 29 Settembre San Michele Arcangelo – Pieuva dossa a San Michel, invern doss. Pieuva fòrta invern cru (Pioggerellina a San Michele, inverno mite – Pioggia forte inverno rigido).
- 29 Settembre San Michele Arcangelo – La galinëtta ‘d San Michel a slarga j’ale e a vòla an cel (La coccinella di San Michele allarga le ali e vola in cielo, sverna in attesa della prossima primavera).
- 1 Novembre Tutti i Santi – Për tuti ij Sant manigòt e guant (Per tutti i Santi manicotti e guanti).
- 11 Novembre San Martino – A riva l’istà ‘d San Martin (Arriva l’estate di San Martino, periodo di bel tempo).
- 25 Novembre Santa Caterina – L’istà ‘d Santa Catlin-a ch’a dura da la sèira a la matin-a (L’estate di Santa Caterina che dura dalla sera alla mattina).
- 30 Novembre Sant’Andrea – A Sant’Andreja l’invern a monta ‘n carèja (A Sant’Andrea l’inverno monta in cattedra).
- 2 Dicembre Santa Bibiana – Ël temp ch’a fà a Santa Bibian-a a lo fà për quaranta dì e na sman-a (Il tempo che fa a Santa Bibiana lo fa 40 giorni e una settimana).
- Senza data – Se la fiòca a ven prima ‘d Natal a buta i dènt coma la sal (Se la neve cade prima di Natale mette i denti senza sciogliersi come fosse sale).
Ovviamente non esiste alcuna regola vera e propria ed oltretutto le previsioni attinenti ai detti poche volte sono rispettate. In questi detti invece emerge nell’uomo l’istinto di esorcizzare gli eventi, di addomesticarli a proprio favore. Un istinto che nasce molto lontano nel tempo, là dove l’uomo intuisce che i fenomeni climatici a favore o sfavore possono essere favoriti o contrastati attraverso la religione anche se sa più di superstizione che di dedizione.
Adesso voglio parlare di Santa Bibiana, la martire romana uccisa a quindici anni, flagellata a una colonna con verghe e pallini di piombo considerata, protettrice contro il mal di testa e l’epilessia. In Piemonte questa Santa è legata come detto sopra alla saggezza contadina che arriva fino ai giorni nostri. Infatti il proverbio che conosciamo dice “Ël temp ch’a fà a Santa Bibian-a a lo fà për quaranta dì e na sman-a” ovvero “il tempo che fa il 2 novembre lo fa per 40 giorni e una settimana” a dimostrazione che sia la Santa a segnare il tempo. Non tutti sanno però che il proverbio veniva così completato: “se santa Barbara a ji pìa nen ël pont” ovvero “se Santa Barbara non prende il punto” cioè toccherebbe quindi a santa Barbara, ricordata il 4 dicembre, correggere eventualmente la previsione del più popolare detto meteorologico.
Bibiana appartiene ad una famiglia di Santi martiri: il padre è Flaviano, già prefetto di Roma, la madre santa Dafrosa, la sorella santa Demetria. Tutta la famiglia fu martirizzata durante la persecuzione di Giuliano l’Apostata, quasi mezzo secolo dopo che Costantino aveva concesso libertà di culto ai cristiani con l’Editto di Milano del 313. Flaviano fu esiliato e martirizzato ad Aquas Taurinas nel 361. A partire da quel momento, Bibiana e Demetria si rinchiusero nella loro abitazione insieme alla madre Dafrosa, riunendosi in preghiera e nell’attesa del loro imminente martirio. Le sante non tardarono infatti ad essere arrestate perché cristiane, venendo rinchiuse in carcere e condannate a morire d’inedia. Grazie ad un miracolo, la sentenza si rivelò fallimentare, cosicché il prefetto decise di infliggere loro una morte cruenta: Dafrosa venne decapitata il 6 gennaio 362, mentre Demetria, rinchiusa nuovamente in carcere e minacciata di severe punizioni, professò la sua fede e spirò, in preda a una forte ansia.
Aproniano pensò invece di risparmiare la sola Bibiana, facendola affiancare da una turpe mezzana di nome Rufina, esperta di intrighi amorosi e di seduzioni del piacere. Nemmeno il pensiero di una vita mondana ebbe effetto sulla giovanissima santa, la quale, fedele alle sue virtù, proclamò nuovamente la sua fede. Il prefetto, offeso dalla scelta di Bibiana, decise allora di destinarla al martirio come i suoi parenti: legata ad una colonna e flagellata senza pietà con le «piombate», ovvero con fasci di verghe e pallini di piombo, la santa spirò quattro giorni dopo, secondo la tradizione, a quindici anni. Il corpo della santa, sempre secondo la leggenda, venne, su ordine dello stesso Aproniano, esposto ai cani randagi, i quali lo lasciarono perfettamente illeso. Le spoglie vennero dunque raccolte dal presbitero Giovanni, che le collocò nel palazzo del padre.
In realtà pare che alla base della persecuzione la religione era solo una scusa. Flaviano era prefetto di Roma già dai tempi di Costantino, e discendente di una famiglia consolare, quindi famiglia nobile e ricca. Al suo posto fu nominato Aproniano dall’imperatore Giuliano. Eliminare tutta la famiglia significava potere confiscare i beni di Flaviano, che erano consistenti, e impadronirsene. Ciò che accadde puntualmente dopo la morte di Bibiana.
Ora che abbiamo conosciuto meglio Santa Bibiana come comportarsi nei confronti del proverbio? Teniamolo come parte integrante della cultura popolare e non diamogli troppa importanza, in sostanza è una delle cose che è giusto sapere perché parte della nostra tradizione ma non ha alcuna valenza scientifica.
Gianni Cordola