A Condove, negli anni 50 del secolo scorso, tutti i bambini che avevano ricevuto la prima Comunione, potevano svolgere le mansioni di chierichetto e servire la Santa Messa. Don G. B. Bruno, ci aveva insegnato le varie fasi della S. Messa e il ruolo di noi chierichetti.
C’erano diversi oggetti da dover usare, il secchiello dell’acqua santa con l’aspersorio, il turibolo con l’incenso che diffondeva un fumo profumato, le ampolle che contenevano il vino e l’ acqua, poi c’ era il messale, i ceri, c’erano i paramenti sacri, il calice dorato, la pisside, insomma un armamentario di oggetti sacri e bisognava arrivare per primi in sacrestia per aiutare il prete a prepararsi. Noi vestivamo con una tonaca nera e una corta sopraveste bianca. Della prima erano previste due sole taglie per cui i più piccoli legavano una corda in vita per sostenerla al punto giusto. La vestizione del celebrante in sacrestia, prima della messa, era una funzione di particolare onore: si presentava il cordone sulla schiena del prete, si porgeva la stola sul collo facendola saltare al disopra del capo abbassato, si porgeva il manipolo per poi legarlo con l’apposita fettuccia, si presentava la pianeta adeguatamente ripiegata nella sua parte posteriore facendogliela poi ricadere in perfetto ordine lungo la schiena. Tutte queste manovre, che erano frutto di istruzioni precedenti, oggi si possono solo ricordare o immaginare, essendo quasi sempre sostituite da più semplici consuetudini. Altrettanto importanti erano alcuni servizi all’altare, che andavano a ruba tra i chierichetti, quali porgere al celebrante le ampolline con vino e acqua o la salvietta, fare il giro della chiesa per la questua con un sacchetto rosso attaccato a una lunga asta, che trovavo molto divertente far volteggiare sopra e tra le teste dei fedeli, tirare il cordone della campanella appesa all’uscita dalla sacrestia e scuotere il campanello col manico ai piedi dell’altare durante l’elevazione. Per questa funzione era prescritto di agitare lo strumento a lungo al “Sanctus”, brevemente ad ogni genuflessione del celebrante e all’elevazione dell’ostia e del calice, di nuovo lungamente alla successiva genuflessione finale.
Molto meno dignitose, ma sempre assai divertenti, erano alcune monellerie, come quella di chiacchierare e di farsi le smorfie alle spalle del prete. Ma il meglio era essere scelto per l’incenso; lì non bastava arrivare prima degli altri, lì era il Don che ti affidava direttamente l’incarico. Andare da soli in sacrestia durante la messa, accendere il carboncino, prendere il turibolo e iniziare ad agitarlo avanti e indietro tenendolo per la catena non aveva prezzo. E anche quel fumo dall’odore acre era così gradevole.
Ricordo una volta quando ho aiutato il prete nella Santa Comunione. Era la prima volta in questo ruolo per me ed ero agitato. Quando il prete dà la Santa Comunione, i fedeli si avvicinano alla balaustra, si inginocchiano insieme e aspettano. Il prete va dalla sinistra alla destra e dà a ciascuno l’Eucaristia. Un chierichetto aiuta il prete, sotto il mento di ciascuno quando riceve l’Eucaristia mette un piatto sacro. Neanche un granello dell’Eucaristia può cadere a terra! Quando il prete si avvicina a ciascuno, la persona chiude gli occhi, inclina all’indietro la testa, e fa la lingua aspettando l’Eucaristia. Allora ero il chierichetto con questo ruolo e quando ho visto la prima lingua aspettando l’Eucaristia, credevo che fosse buffo. La lingua certamente era molto lunga e volevo scoppiare a ridere. Ho dovuto combattere l’impulso di sorridere e tenere la bocca chiusa. I servizi alle funzioni erano particolarmente interessanti in quanto vigeva la lodevole consuetudine di elargire una piccola mancia al chierichetto da parte del prete.
Frequenti erano le tradizionali processioni in particolari festività ma anche altre che si facevano per le strade di campagna, per chiedere prosperità e buoni raccolti. Ricordo molto bene quando in Condove lungo il percorso della processione del Corpus Domini venivano allestiti altari con tanti fiori e i bambini vestiti da angeli.
Il compito dei chierichetti, era quello di portare la croce all’inizio della processione, il secchiello con l’acqua benedetta ed i vari altri simboli religiosi. Successe una volta, che per distrazione, il secchiello si rovesciò e si rimase senza acqua benedetta. Poco male, il prete non si accorgeva perché camminava avanti a noi, allora, uno di noi, correva alla fontana più vicina e riempiva di acqua il secchiello. I campi crescevano ugualmente rigogliosi, contava la fede della gente.