Enogastronomia

In queste pagine vogliamo evidenziare come in un’epoca come la nostra, dove l’artefatto viene a sostituire il genuino, diventa un dovere quello di svelare la voce particolare che la natura manifesta attraverso la creatività fantasiosa della cucina popolare che fa onore alla cultura della nostra gente di montagna.

In prima pagina parliamo della cucina montanara, popolana e povera, tipica della piccola borgata del Coindo di Condove che proponeva piatti dal sapore genuino e diretto, in cui il burro e la toma erano assoluti protagonisti. Si descrivono pochi semplici piatti di ieri cucinati “a la mòda del Coindo” nella prima metà del secolo scorso, soprattutto per lasciarne testimonianza alle generazioni future, e far conoscere come l’asprezza della vita al Coindo era visibile anche a tavola.

“A tavola al Coindo”

Ascoltando la voce di chi ha accolto in sé l’oralità antica, propongo in questa seconda pagina una sorta di manuale utile per preparare in casa i liquori di montagna. Attraverso il recupero della memoria e l’amore per il passato, il lettore può godere del piacere di produrre e degustare a piccoli sorsi elisir e digestivi, tramandando così le radici che affondano nella montagna Condovese.

“Elisir, liquori e digestivi di montagna”

In terza pagina parliamo della cipolla, uno degli ortaggi più antichi impiegati dall’uomo, la pianta ha origini asiatiche e già nell’antichità era utilizzata dalla popolazione egizia ed in seguito da greci e romani che ne conoscevano proprietà e virtù terapeutiche. Nelle nostre montagne rappresentava un alimento fondamentale nella preparazione dei pasti.s20 phone case

“La cipolla”

In quarta pagina parliamo di qualcosa che non è una ricetta vera e propria, neppure un piatto o un prodotto tipico, parliamo di un avanzo alimentare che l’ingegno dei nostri avi ha saputo trasformare in una prelibatezza: la mostarda di mele.

“La mostarda di mele”

In quinta pagina parliamo dell’Achillea Millefoglie una pianta povera tipica dei campi in primavera – estate che nei tempi in cui le ristrettezze economiche duravano intere generazioni e quindi ci si ingegnava non certo a mangiar meglio, ma alla meno peggio, dava un tocco aromatico ad alcuni cibi oltre che essere un’erba medicinale.

“L’Achillea Millefoglie”

In sesta pagina si parla di assenzio una pianta perenne, erbacea, appartenente alla famiglia botanica delle Asteraceae comune nelle zone alpine, caratterizzata da un colore verde argentato e da un sapore estremamente amaro.

“Assenzio (Artemisia absinthium )”

In settima pagina parliamo del papavero selvatico una pianta erbacea, largamente diffusa in Piemonte, cresce normalmente in campi e sui bordi di strade e ferrovie, ed è considerata una infestante dei cereali. Esso è anche conosciuto come “rosolaccio”, che significa proprio rosa dei campi per la forma del suo fiore o “basadòna” in lingua piemontese o “lou pavòout” in francoprovenzale.

Il papavero selvatico (la basadòna ‘n piemontèis)