La leggenda della processione dei morti a Laietto

Le leggende sono il risultato di spontanee interpretazioni di fatti storici, di credenze, di pregiudizi o anche semplicemente fantastiche elaborazioni. Esse sono strettamente legate alla sensibilità della gente, alla sua cultura e alle sue tradizioni.

L’antichità pagana, credette nell’apparizione delle anime dei morti sotto forma di fantasmi; e fra le memorie lasciate dai secoli lontani, si può rinvenire traccia di questa credenza, che fu comune a popoli diversi. Si racconta di morti che escono dalle tombe alla mezzanotte del primo novembre, dopo che i lenti rintocchi delle campane, che hanno cominciato a suonare nelle chiese e cappelle fin dalla sera, li hanno destati e troviamo in questa leggenda una reminiscenza più viva delle credenze pagane.

Sulle nostre montagne si trovano molti racconti che dicono cose strane intorno a certe processioni dei morti. Volevano forse dire i montanari che le immaginarono che essi non sanno o non vogliono abbandonare le montagne neppure dopo la morte? Oppure volevano dire che i morti non ci lasciano, si spostano e basta, si trasferiscono in altre terre, ci chiamano nei sogni? Non lo sappiamo, ma ci fa riflettere sull’interrogativo della morte ed a discernere su ciò che è essenziale alla vita.

La nostra leggenda fa passare per la Valle del Sessi e precisamente a Laietto (borgata di Condove in Valle di Susa) la cosiddetta processione dei morti. Alla mezzanotte del primo novembre ma sembra anche in alcune notti senza luna i morti escono incappucciati dalle tombe del cimitero di Laietto e s’incamminano lentamente nei dintorni del cimitero stesso e nei viottoli della borgata rischiarandosi la strada col dito mignolo acceso.

La processione dei morti

Fanno il giro delle case per poi recarsi nella cappella cimiteriale di San Bernardo dove nella notte uno spettrale sacrestano suona la campanella e accende le candele: allora un misterioso prete celebra la messa dei morti nel silenzio raggelante della lugubre assemblea. Finita la messa, le candele si spengono ed i fantasmi spariscono e guai a chi si fosse arrischiato a curiosare. Si racconta di persone che incontrata la processione furono costrette a seguirla e poterono poi far ritorno a casa sane e salve riconoscendo gli errori che avevano commesso nella loro vita e chiedendo perdono a Dio.

Si narra di una donna, Marianin, che nel buio della notte, imprudentemente, chiese ad uno dei fantasmi la fiammella che egli portava per accendere il suo lume che era stato spento dal vento, e si avvide con sommo sgomento che il braccio stecchito di un morto era attaccato al lume. Quando volle restituire all’ombra vagante, che tornava nella propria tomba, il lume ed il braccio, col cuore che batteva forte forte, prese dalla culla suo figlio piccolo e lo tenne in braccio, per evitare la vendetta del fantasma, il quale, nel riprendere quanto gli apparteneva, le disse di non più disturbare i morti nel loro triste viaggio.

Questa leggenda ha un chiaro collegamento con la festa Celtica di Samhain che veniva festeggiata nella notte fra l’ultimo giorno di Ottobre e il primo di Novembre. In questo giorno si aprivano le porte fra il Regno dei vivi e l’aldilà territorio del divino e residenza dei defunti. In questa notte secondo la tradizione celtica cadevano le barriere: vivi e morti potevano passare dall’uno all’altro dei due Regni.

Gianni Cordola

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