Masche, masconi, diavoli, fate, esseri ammantati di mistero e magia: più volte ho pubblicato articoli su queste creature o su leggende nate dal mistero dei boschi e dai luoghi più impervi della montagna.
Mentre i personaggi citati derivano molto probabilmente dalla mitizzazione di personaggi reali, la fantasia degli abitanti delle aree alpine ha invece generato diverse figure di animali mitici. Il difficile accesso di aree impervie, l’isolamento delle popolazioni ed il timore di una natura in gran parte ignota ha dato così origine a molte creature di fantasia che si vanno ad aggiungere a diavoli, masche, gnomi, ecc.
Tra questi animali uno dei più misteriosi ed inquietanti è il basilisco. Il basilisco è il mitico animale con la testa, il corpo, le zampe e le ali del gallo e la coda di vipera. Avrebbe origine da un gallo nero dell’età di sette anni che, prima di morire, deponeva segretamente un uovo sferico fecondato da una vipera e successivamente covato da un rospo. Se l’uovo era covato in luogo umido e bagnato nasceva un drago che viveva per oltre 100 anni, ma, se covato in posto asciutto e caldo, sulla sabbia, nel letame o nella paglia, allora nasceva un basilisco.
Vive in una tana scavata nella terra e, nonostante cerchi di nasconderla, è piuttosto individuabile perché tutto intorno il terreno, l’erba e gli arbusti sono bruciacchiati dal suo terribile alito. il suo sguardo avvelena, dicevano i nostri vecchi, ma può venire paralizzato dalla superficie liscia di uno specchio, nel quale egli si guarderà e perderà l’incanto. Rimane nascosto nella sua tana durante il giorno, oppure sonnecchia al sole sdraiato su grossi massi e inizia le sue escursioni soltanto alla sera per andare a procurarsi il cibo, ma evita sempre di avvicinarsi ai luoghi abitati perché non deve incontrare il gallo, il cui canto potrebbe ucciderlo.
Alcune leggende narrano che nei paraggi della tana del basilisco siano sepolti tesori cui il mostro fa buona guardia. I bestiari medievali usavano le allegorie dei più demoniaci animali quali il serpente, il drago, il basilisco, il corvo per identificare lo stato d’infimo ordine da cui partire per il raggiungimento del tesoro.
Nei secoli molte leggende lo hanno visto come protagonista terribile e mortale. Narra uno storico, che quando Alessandro il Grande aveva posto l’assedio ad una città dell’Asia, un basilisco sposò le parti degli assediati e uccise con lo sguardo fino a duecento assedianti al giorno. Fra i montanari della Svizzera la superstizione del fascino del basilisco è diffusissima. Questo animale figura nello stemma della città di Basilea e decora uno dei suoi ponti sul Reno. Nel 1474 il Senato di Basilea condannò ad essere bruciato come stregone un vecchio gallo, accusato nientemeno d’aver fatto un uovo, dal quale sarebbe nato certamente un piccolo basilisco se non lo si avesse bruciato assieme al gallo genitore.
Anche in Valsusa ci sono stati avvistamenti del basilisco nella zona dei vigneti della Ramats a Chiomonte e nella Roceja di Frassinere nelle località Roc e Fiacetto. Come spesso accade ciò che è misterioso e diverso incuriosisce e allo stesso tempo spaventa. Alla fine del mese di giugno dell’anno 1947 un agricoltore M. Davì di Borgone di Susa rimase scioccato dopo aver visto nella sua vigna in località Fiacetto di Frassinere un rettile mostruoso. Il suo racconto: “un fischio lacerante, lo fece trasalire, si volse e vide, a pochi passi, uno strano animale, rettile colla testa di gatto e le zampe di ramarro e una gigantesca cresta di gallo, che per alcuni istanti lo affascinò coi suoi grandi occhi di bue”. La notizia in breve raggiunse tutti gli abitanti e fu ripresa dal giornale LA STAMPA di Torino. Furono organizzate battute di caccia ma il mostro non fu mai catturato. In seguito è stato identificato come una grossa vipera con una particolare cresta, definita dalla stampa come appartenente alla famiglia dei basilischi. Da quel giorno localmente quel misterioso animale fu chiamato “ lou drago dou fiatsët” in vicinanza della “barma dou drago”.
Nei racconti tradizionali si dice che chi riesca ad ucciderlo e poi mangi una porzione del suo corpo acquisti la facoltà di poter scoprire i tesori che protegge. Il suo terribile potere, per il quale è molto temuto, è quello di uccidere o immobilizzare con lo sguardo, oppure provocare stanchezza, far cadere le persone in uno stato di deliquio. Non si conosce con certezza se ciò sia dovuto ad uno spruzzo di liquido velenoso dagli occhi oppure da folgori scagliate dai suoi stessi occhi. Nessuno ha mai saputo raccontare come avvenga.
Il basilisco con il suo respiro provoca piccoli incendi che producono la bruciatura dell’erba intorno e il suo corpo emana un gran fetore. Si nutre di piccoli animali, topi e piccole serpi ed è ghiotto delle foglie di nocciolo di cui mangia solo il cuore.
Nonostante la loro apparenza invincibile i basilischi hanno due nemici mortali: le donnole, che però muoiono sempre anche se riescono a ucciderlo, azzannandolo alla gola, e i galli, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo a ucciderlo. Con il passare del tempo, grazie al moltiplicarsi di storie, le sue capacità letali continuarono ad aumentare, comprendendo l’abilità di sputare fiamme e quella di uccidere solo con il suono della sua voce, oltre alle sue sempre crescenti dimensioni. Alcuni scrittori affermarono che la creatura poteva uccidere anche senza un tocco diretto, ma perfino toccando qualcosa che a sua volta toccava qualcuno, come una spada.
Falsi miti e credenze hanno influenzato e influenzano tuttora la vita umana, si sono diffusi in tutte le epoche e tornano a circolare, riadattati al momento storico in cui si raccontano, ma sempre leggende sono. Spesso presentano elementi reali, ma trasformati dalla fantasia, tramandati, come in questo caso, per spiegare qualche caratteristica dell’ambiente naturale e per dare risposta a dei perché.
Gianni Cordola