Il catechismo

Del catechismo (duttrin-a in piemontese) degli anni 50 del secolo scorso, conservo qualche piacevole ricordo. Ci si ritrovava nel luogo prestabilito (nel cortile della parrocchia a lato della vecchia Chiesa di San Pietro in Vincoli in una stanza al primo piano proprio sopra al portone d’ingresso).

Là, seduti su panchette di legno, ascoltavamo il vice parroco Don Paolo di Pascale (a Condove dal 1956 al 1960) che svolgeva il ruolo di catechista. Insegnava non solo la dottrina cristiana, allora consistente in un numero sterminato di domande e risposte da imparare a memoria, ma anche a fare bene il segno di croce e la genuflessione e, riservato ai maschietti, a servire la messa. Ci insegnava anche a dire le orazioni ed a temere il peccato.

Talvolta compariva anche il parroco, Don G. B. Bruno che chiamavamo l prevòst, i suoi insegnamenti erano esposti in modo semplice e famigliare, ma risultavano più complicati e difficili da capire di quelli del vice molto più giovane. Il suo ruolo pedagogico principale veniva svolto alla domenica pomeriggio in chiesa, durante il vespro, quando con la stola e il tricorno in testa saliva sul pulpito della dottrina cristiana, una tribuna di legno sopraelevata e fornita di parapetto destinata alla predicazione. Questa sua posizione dava la sensazione di autorità e che gli insegnamenti impartiti fossero qualcosa di importante, direi di più ufficiale del solito, quasi una vera e propria predica speciale, anche se somministrata con maggiore semplicità e con una certa cordialità.

Tra i ricordi della dottrina, uno fu per me particolarmente spiacevole: un giorno veniva proiettata una filmina, una proiezione didattica riproducente il Battesimo di Gesù e io nella semioscurità della stanza mi addormentai. Il guaio si verificò quando, il vice si accorse che dormivo e mi svegliò di soprassalto interpellandomi in merito al significato dell’immagine che in quel momento era di Gesù con Giovanni nel fiume Giordano, mi espressi dicendo che due uomini si stavano rinfrescando nelle acque di un fiume. Questa affermazione non piacque affatto al vice: fui interrotto e redarguito per le mie parole, ci rimasi abbastanza male, sia per la consapevolezza dell’essermi addormentato, sia per essere stato costretto a riconoscerlo di fronte ai miei compagni, cosa che forse non era necessaria.

Gianni Cordola