La fucina Col di Condove

Condove ha una lunga tradizione nella lavorazione dei metalli e la fucina Col sita in via Crocera n. 6 era della massima importanza per l’economia locale, producendo attrezzi agricoli quali zappe, vanghe, pale, falci, roncole, accette, picconi, tridenti, rastrelli, ecc.; poi armi da taglio come spade, coltelli e tanti altri oggetti artigianali per la casa, prodotti di cui era forte la domanda.

La vecchia fucina Col è stata impiantata da Celestino Col nel 1879 su un opificio più antico, infatti ci sono dei vecchi documenti attestanti che già alla fine del 1700 si lavorava il ferro e prima ancora si lavorava la canapa. Il lavoro iniziato da Celestino con tre magli e due ruote idrauliche è stato proseguito dal figlio Giuseppe e infine dal nipote Armando che ha lavorato fino all’inizio degli anni 90 del secolo scorso dopo 40 anni di lavoro.

Nel 1960 la Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino ha conferito a Giuseppe Col una “Medaglia d’oro e diploma” come premio della fedeltà al lavoro per più di sessant’anni di attività a favore dell’agricoltura. La fucina sorge su una bealera cioè un canale di derivazione realizzato per sfruttare l’energia delle acque del torrente Gravio e qui già nei secoli passati erano sorte numerose attività e opifici contribuendo a dare il nome alla contrada chiamata Fucine superiori e inferiori. Nel corso degli anni ovviamente sono cambiate le attività e purtroppo di questi opifici non è rimasta traccia.

Cos’è che si faceva nella fucina? Innanzitutto bisogna dire che la montagna di Condove è un territorio molto vasto e nel tempo passato soprattutto molto abitato, quindi l’attività lavorativa era molto intensa, si coltivavano prati, campi, vigne, si pensava anche all’allevamento del bestiame, dovevano mantenere prati, pascoli, le mulattiere, i muretti a secco e quindi nella fucina venivano fabbricati e aggiustati tutti quegli attrezzi in ferro che servivano a questo tipo di lavoro, che poi venivano portati e venduti anche al mercato settimanale del mercoledì.

Com’è strutturata la fucina? C’è una parte più antica che è quella dove ci sono la forgia e tre magli azionati da un albero a camme, poi ci sono una serie di attrezzature: incudini, utensili tipo punzoni, martelli, tenaglie e piccoli macchinari che servivano per la lavorazione. Infatti qui da un pezzo unico di ferro si produceva e si fabbricava l’utensile, l’attrezzo finito provvisto di manico pronto per l’uso. Oltre a questa che è la parte più antica della fucina vi è una parte più recente risalente all’inizio del 1900 ed è il reparto molatura.

Qui c’è una seconda ruota idraulica che mette in moto le mole tramite la trasmissione del movimento a cinghia e si molavano appunto gli attrezzi. Con la molatura cosa si faceva? Si finivano e si perfezionavano gli attrezzi e si affilavano anche tutti i ferri da taglio.

Oltre a questi due reparti vi è un piccolo impianto per la saldatura ossiacetilenica, un tipo di saldatura che veniva praticato soprattutto alla fine dell’Ottocento, non priva di pericolosità in quanto in fucina si produceva proprio il gas acetilene che a contatto con l’ossigeno provocava poi la fiamma che si usava per saldare.

Ovviamente poi questo tipo di saldatura è stato soppiantato dalla saldatura che ancora oggi conosciamo. Qui si vendevano e si compravano gli attrezzi ma si compravano anche le merci necessarie per il lavoro e quindi c’è un piccolo locale adibito proprio a questo uso che possiamo immaginare un po’ tra magazzino e ufficio dove si vedono ancora tutti gli arredi come erano un tempo.

Questo è quello che si può vedere nella fucina, ovviamente descritto un po’ sommariamente in quanto bisogna andarla a visitare. Da anni la fucina è stata rimessa in grado di operare e conservata come “Museo di archeologia industriale” dalla famiglia Col, mentre il salto utile della derivazione d’acqua continua a funzionare per produrre energia elettrica.

Visitando la fucina si può con la fantasia tornare indietro nel tempo e capire le tecniche usate per produrre gli attrezzi, la meccanica che c’era dietro ai macchinari che si usavano, come erano fatti, come funzionavano, e riscoprire un vecchio mestiere artigianale come quello del fabbro che con la sua abilità trasformava un pezzo di ferro in un attrezzo.

La fucina è diventata una piccola parte di storia industriale di Condove e della valle di Susa e questi luoghi, queste piccole realtà sono cose che si possono ancora vedere, una storia che non si legge solo sui libri ma che si può toccare con mano e pensare al passato, alla vita dei nostri nonni e bisnonni e per questo vanno preservate e conservate.

Gianni Cordola

Alcune immagini della fucina

Questa voce è stata pubblicata in Arte e cultura, c'era una volta, condove, curiosità, Folclore e tradizioni, mestieri, mocchie, Montagna Valle Susa, Storia, storia di famiglia, storia Piemonte e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.