Sentiamo spesso parlare di “tradizioni”, ma quasi sempre non ci rendiamo conto di che cosa siano, anche se finiamo col sentirci addosso una specie di monito: le tradizioni sono sacre e devono essere accettate come regole di vita.
Con il nome di “Tradizioni Popolari” definiamo quel complesso di usi, costumi, danze, musiche, fiabe, canti, leggende, proverbi, ecc., che si tramandano oralmente presso i popoli civili. Per i popoli culturalmente più evoluti, comprendono anche brani di letteratura, di poesie e di opere teatrali.
La disciplina che studia il complesso di questi fenomeni viene indicata comunemente con il nome folclore. Questo nome ha avuto larga fortuna soprattutto nell’uso corrente (nel linguaggio turistico, radiofonico, televisivo, giornalistico) dove indica un genere di spettacolo di musica o di danza a carattere regionale e di solito legato all’impiego di costumi tradizionali più o meno autentici.
Le tradizioni possono essere definite “fonti di insegnamento e guida” rivelatrici delle dimensioni vere della saggezza e del frutto di esperienza provenienti da un passato veramente vissuto.
A volte si fa fatica a ricordare alcune particolarità di quando eravamo piccoli ma arrivano dei momenti in cui senti quasi l’esigenza di individuare alcune vecchie tradizioni anche per avere una diversa chiave di lettura del nuovo. In questo mio pensiero mi piace ricordare alcune delle tradizioni che hanno segnato la vita dei ragazzi della mia generazione. Ricordi d’infanzia e della cultura contadina ormai tramontata, fonte di aneddoti incentrati in quel modo di vivere ormai dimenticato, attività che un tempo scandivano il passare delle stagioni nella vita dei contadini.
Le tradizioni si affermarono, in epoche remote, nelle pratiche dei culti religiosi e si estesero, in seguito, a molti altri campi delle attività umane. Generalmente le tradizioni furono accettate dai più sempre acriticamente e talvolta anche senza un consapevole riferimento al contenuto storico dell’evento. Questo spiega la loro fragilità e, quindi, la loro dimenticanza. Anzi, alla crisi delle tradizioni, hanno concorso diversi fattori, quali le rapide trasformazioni di una società costantemente in evoluzione, l’individualismo, l’intellettualismo, gli influssi estranei di altre culture e civiltà.
L’anziano, per esempio, quale depositario di sensatezza e di ponderatezza, ebbe un ruolo di primo piano nella famiglia patriarcale; decadde da questo suo ruolo e fu emarginato, quando si ritenne che non avesse più nulla da dire in una società tecnologicamente e socialmente trasformata. Senza pensare che vi sono settori di attività nei quali l’intelligenza e la creatività dell’uomo prevalgono sul dilagante dominio delle macchine e, per ultimo, anche dei computer, che, purtroppo, ubbidiscono solo alla cultura del profitto.
A mio parere vi sono oggi valori da recuperare: i valori dello spirito, i valori morali. Si tratta di valori tanto più necessari nella società attuale, per il fatto che essa, disponendo di mezzi formidabili e, talvolta incontrollabili, deve essere ancora più cosciente e responsabile di tali mezzi. A questo punto, sarebbe troppo facile offrire una proposta di rimedi consistente nel richiamare alle rispettive responsabilità la società in genere, la famiglia, la scuola in particolare. Il recupero di questi valori non si realizza con le belle parole e nemmeno con provvedimenti legislativi emanati dallo Stato. È un processo lento di recupero che deve partire da un risveglio spirituale, da una verifica introspettiva delle coscienze, da una ricerca di nuovi rapporti umani, basati sull’amore e sulla umiltà.
A conclusione, confermo di voler credere fortemente nelle tradizioni, consapevole che esse, allorché rispolverate ed adattate opportunamente alle attuali esigenze, continueranno a farmi capire bene il passato, interpretare adeguatamente il presente, per costruire il futuro. Sono favorevole, quindi, alla riscoperta e alla conservazione delle tradizioni, anche perché così facendo, custodisco gelosamente il ricordo di esperienze giovanili, vissute nel tempo ormai lontano, in cui le tradizioni avevano tantissimo significato.
Le tradizioni, che siano gastronomiche, rituali o culturali, hanno un valore significativo per la nostra identità e la nostra cultura, preservarle significa mantenere viva la memoria del passato, rafforzare la comunità e trasmettere un senso di appartenenza alle nuove generazioni.
Gianni Cordola