Significato di “na figura da cicolaté”

Abbiamo fatto una figura da cioccolatai. “I l’oma fàit na figura da cicolaté”. L’utilizzo di questa espressione nelle chiacchiere o nei dibattiti è comune in Piemonte. Il significato dell’espressione è ben chiaro: fare una figura da cioccolataio vuol dire fare una brutta figura, una figura barbina, meschina, ridicola, da sfacciato o un comportamento inappropriato.

Ma quando nasce questa espressione e da dove deriva?
Per comprenderne l’origine dobbiamo andare indietro nel tempo ed approdare nella Torino degli anni intorno al 1821÷31, epoca in cui regnava il Duca Carlo Felice di Savoia (1765-1831) col titolo di Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, e la città Torinese era la capitale indiscussa del cioccolato.

Il legame tra Torino e il cioccolato nasce nel XVI secolo quando dalle colonie spagnole arrivano i primi semi di cacao. Fino all’Ottocento il cioccolato era consumato solamente in tazza come bevanda liquida. Nel 1826 l’imprenditore Paul Caffarel dà inizio alla produzione di cioccolato solido ottenuto mescolando cacao, acqua, zucchero e vaniglia. Da lì in poi la città vedrà un fiorire di laboratori per la lavorazione del cioccolato ed i mastri cioccolatieri diventano i nuovi ricchi ed acquistano dimore lussuose e belle carrozze.

Lo storico Alberto Viriglio (1851-1913), così spiega nel suo libro “Voci e cose del vecchio Piemonte” (Torino 1917) l’origine del detto. Si narra che da tempo un cioccolatiere andasse in giro per la città di Torino con una ricca carrozza trainata da una quadriglia di cavalli, mentre solitamente i ricchi borghesi ne usavano una trainata da due. Pare allora che, vedendolo, il Duca Carlo Felice si sia risentito e lo abbia fatto chiamare, chiedendogli di non ostentare abitudini regali: il re non poteva permettersi di fare “na figura da cicolaté”.

Secondo un’altra versione meno accreditata un ricco cioccolataio fu scambiato per il re quando si presentò all’inaugurazione del teatro Carlo Felice in Genova, nel 1828, su una carrozza molto lussuosa tirata da una quadriglia. Essendo la carrozza del re meno bella, la gente mormorò che “il re aveva fatto una figura da cioccolataio” e la battuta riportata di paese in paese venne a conoscenza di tutti i Piemontesi.

Carlo Felice avrebbe potuto mettere un tiro a sei cavalli alla sua carrozza, ma questo giustamente avrebbe significato mettersi in competizione con un semplice cioccolataio, per cui preferì ridimensionare le velleità dell’artigiano e fargli ricordare le sue umili origini.
Da quando il detto divenne popolare, gli artigiani del mestiere preferiscono essere chiamati cioccolatieri.

Gian dij Cordòla

La carrozza reale nel 1817

La carrozza reale nel 1817

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