I balli francoprovenzali

Il francoprovenzale è una lingua e una cultura diffusa su un vasto territorio a cavallo dell’arco alpino occidentale, che interessa tre Stati, l’Italia, la Francia e la Svizzera.
L’area francoprovenzale piemontese è prettamente alpina ed è caratterizzata da un valico di importanza storica come il Moncenisio, che, insieme ad altri colli, ha avuto un ruolo fondamentale nella vita e nella cultura delle popolazioni locali; si pensi ai pellegrinaggi religiosi, al commercio, al contrabbando, all’emigrazione stagionale, e così via.

In Piemonte sono francoprovenzali la maggior parte delle valli della provincia di Torino: Val Sangone, media e bassa Val di Susa,Val Cenischia, Valle di Viù, Val d’Ala, Val Grande di Lanzo, Valli Orco e Soana e la Val Chiusella. Esse sono uno scrigno pieno di tesori con le musiche e le danze tradizionali un tempo molto diffuse e oggi tornate vive grazie alla passione di gruppi folk. Ancora oggi, le diverse popolazioni sentono e vivono fra loro profondi legami, proprio come testimonia la matrice linguistica e culturale rimasta comune, mantenendo i costumi tradizionali, le feste, la musica e il ballo.

I balli francoprovenzali mantengono non solo la tradizione musicale ma anche la conservazione di questa antica cultura, essi uniscono magicamente i partecipanti e il ritrovarsi diventa un momento gioioso e coinvolgente. Inoltre il ballo è un momento di vita sociale che vede protagonisti senza discriminazione persone di tutte le età e di ceto sociale diverso. Vi sono danze di coppia e di gruppo che provengono da un’antichissima tradizione, esse ancora oggi sono ballate in tutte le feste popolari del Piemonte.

La coureunta francoprovenzale

La coureunta delle valli francoprovenzali Piemontesi è una danza molto conosciuta e diffusa anche fuori dai confini territoriali, numerosissimi gruppi suonano queste danze alle quali partecipano sempre numerosi ballerini. La danza ha innumerevoli versioni, una per ogni singola valle che differiscono per i passi e per la durata delle parti.

La coureunta è una danza eseguita da coppie che si dispongono in cerchio, gli uomini all’interno, le donne all’esterno con il braccio sinistro sulla schiena del compagno che le tiene col braccio destro per la vita. Si comincia con una passeggiata (andé a spass), ci si ferma le coppie si girano di fronte tenendosi per le mani e fanno un balletto col passo tipico della valle (balé), poi dei giri (vir), di nuovo ign balé e ign vir, così da capo fino che la melodia cambia per il balèt dla fin, parte finale che chiude la danza dove i cavalieri fanno ign vir con tutte le dame del cerchio. Altre varianti prevedono la passeggiata prima in senso antiorario e poi in senso orario tipico delle danze eseguite in circolo.

La tèrhi francoprovenzale

Anche la tèrhi (che in lingua italiana significa treccia) è una danza ballata nelle valli francoprovenzali ma conosciuta anche nel repertorio del ballo folk. È molto vivace e, soprattutto quando i musicisti accelerano, genera un’allegra confusione. Viene danzata da tre coppie disposte in fila, una dietro l’altra, con gli uomini che portano le dame alla loro destra. La coppia di testa, unita con presa da valzer, parte per una galoppata (igna galoupà) verso il centro della sala (8 passi), ritorna al posto (8 passi), esegue ign balé, ign vir e alla fine di questo tenendosi per mano fa un ponte passando sopra le teste delle altre due coppie e portandosi in fondo alla fila. Tocca alla seconda coppia, che ora si ritrova davanti, fare igna galoupà, ritorno, ign balé, ign vir e portarsi in fondo. Quando anche la terza coppia esegue la sua parte e si è ristabilito l’ordine iniziale delle coppie inizia la seconda parte, la vera e propria tèrhi: le coppie compiono igna galoupà che segue una forma di otto intrecciandosi, cioè incrociando le altre coppie una volta a destra l’altra a sinistra. Alla fine della parte musicale della tèrhi la coppia che si ritrova in mezzo alla pista, nel punto più lontano da quello di partenza della danza, e fa ign balèt, ign vir e alla fine si riporta in fondo al gruppo che ricomposto nella posizione di partenza ed è pronto per ripetere un’altra volta le due parti.

Gli strumenti musicali francoprovenzali

Per trascinare i ballerini in un universo di danze occorrono strumenti musicali speciali: organetto, violino e la ghironda con l’aggiunta talvolta di antichi strumenti aerofoni a sacco come la zampogna, cornamusa o vari tipi di oboe, oggi tipici delle valli francoprovenzali e occitane, strumenti tutt’altro che facili da suonare. La fisarmonica diatonica, meglio conosciuta col nome di organetto, si può definire il padre della fisarmonica d’oggi. A mantice ma fornito di bottoni, suona contemporaneamente la melodia e l’accompagnamento; è impegnativo, anche se sicuramente piacevole. Altrettanto impegnativa la ghironda, che riesce in un attimo a creare un’ atmosfera veramente particolare, dal sapore medievale.

L’organetto o fisarmonica diatonica (l’armoni)

La fisarmonica diatonica è uno strumento musicale il cui suono è generato da un flusso d’aria prodotta da un mantice e provvisto di ance libere. L’ancia libera è una sottile linguetta di acciaio, fissata a un’estremità su una piastrina di ottone o alluminio forata in modo tale da consentire all’ancia di vibrare liberamente sotto il soffio dell’aria, producendo così il suono.

Le prime fisarmoniche diatoniche o organetti compaiono verso la seconda metà del XIX secolo. Sicuramente, in base a testimonianze orali alla fine dell’ottocento l’organetto è già uno strumento popolare, conosciuto un po’ in tutte le nostre valli. Una fisarmonica diatonica è caratterizzata da una tastiera melodica a bottoni, azionata dalla mano destra, nella quale le note sono ordinate per scale diatoniche. Nella parte destra, ci possono essere una o due file di tasti, considerate verticalmente. Numerose sono le testimonianze della presenza di organetti, normalmente a otto bassi e due file per la melodia.

La ghironda (la viòla)

È uno strumento musicale a corde di origini antichissime tuttora usato in molti paesi europei per l’esecuzione di musiche delle tradizioni popolari. Le corde sono poste in vibrazione dallo sfregamento del bordo di una ruota azionata per mezzo di una manovella, il bordo della ruota deve essere cosparso di pece, le corde invece sono fasciate con una minima quantita’ di cotone che migliora il suono ed evita allo stesso tempo di consumare eccessivamente le parti in sfregamento. Le corde vengono azionate da una tastiera i cui tasti scorrono in un’apposita struttura applicata al piano armonico e sono disposti su due file con i colori generalmente invertiti rispetto alla tastiera del pianoforte. L’aspetto piu’ difficoltoso dello strumento e’ dato dall’azionamento della “trompette”, ovvero di una corda non tastata che provoca il tipico ronzio ritmico a seconda del tempo e dalla velocita’ del brano eseguito, e che costringe il suonatore a sincronizzare le due mani con movimenti poco naturali e non riscontrabili nell’uso di nessun altro strumento musicale. La ghironda si tiene normalmente poggiata sulle gambe del suonatore, ma si puo’ suonare anche in piedi.

Gianni Cordola

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